A volte decido di dedicare una serata al divano.
Questo strano oggetto capace di fagocitare le persone per lunghe e interminabili ore.
Uno scrittore di fantascienza potrebbe rappresentarlo come un buco nero.
Dovrebbe spaventare per il suo totale egoismo, invece ne siamo attratti, lo ricerchiamo, ci buttiamo a capofitto nel suo ventre morbido.
Lui subdolo, ci tiene ancorati fingendo di coccolarci.
Anche io non sfuggo al suo canto ammaliatore.
La Dea Chione, oggi, ha deciso di amplificare la forza dello strano oggetto, regalando un ampio manto nevoso.
Un intero orizzonte monocolore.
Le auto, credendosi dei bulli di quartiere, provano invano in tutti i modi a rovinare questo capolavoro della natura.
Un soffice agglomerato di ispirazione per artisti capaci di cogliere le sfumature tra le pieghe delle emozioni che regala.
Non una luce intorno a me.
Devo poter godere appieno di ogni piccolo riflesso di luce artificiale che rimbalza sui fiocchi candidi.
Da l’impressione di essere un immenso esercito di lucciole marcianti verso la stessa direzione, in colonna, disciplinati, ordinati, in pace tra loro, ma soprattutto silenziosi.
Ecco, forse la magia della neve sta nel silenzio che regala.
Il silenzio.
Penso.
Abbiamo perso il piacere del silenzio.
Perché stare in silenzio obbliga ad ascoltare noi stessi.
Troppe volte fuggiamo dai nostri pensieri usando mille alibi, mille trucchi o sotterfugi fingendo di non udirli, sovrastati dal rumore della quotidianità .
Invece dovremmo ascoltarci di più e più spesso.
Perché la soluzione a molti problemi alla fine è lì, dentro di noi.
Basta ascoltarla mentre tutto fuori tace.
Luna piena
Oggi Morfeo sembra aver deciso di voler saltare il suo appuntamento con me.
Capita a tutti, molte volte, ma ognuno ha il suo metodo per cercare di richiamarlo all’ordine.
C’è chi legge, chi conta qualche ovino, chi ascolta della buona musica, chi fa ricorso a tisane o pozioni magiche e chi utilizza mille altri metodi testati e non.
Poi ci sono io.
Io guardo attraverso la finestra.
È stato a causa di questo mio rimedio strampalato che mi sono accorto di lei.
La luna piena.
È lì in alto, forte della sua luce, anche se non le appartiene.
Non se ne preoccupa.
Tronfia di non dover subire l’ombra di nessuno.
Anche le nuvole hanno deciso di accontentarla lasciandole il campo libero.
Mi sembra di sentirla ridere di gusto, con la pancia gonfia, il mantello legato al collo e lo scettro in mano, cercando di dare ordini a tutti.
Lei è così, passa dai giorni bui in cui non si vuole far vedere da nessuno, ai giorni in cui è talmente presente e lucente da doverla rinchiudere in qualche sgabuzzino con una benda sulla bocca.
Suvvia, un po’ come tutti noi.
Anche noi come lei abbiamo momenti bui e di luce.
Anche noi come lei mentiamo e siamo sinceri.
Anche noi come lei giriamo intorno a qualcosa o qualcuno.
In pratica, lei è lì, per ricordarci della normalità di essere umani.
È proprio strana la luna, regala e toglie, come noi.
È umana.
Uomo in frac
La mente è strana.
In casa c’è qualche grado di troppo, non ci si può addormentare così.
Apro la finestra per far entrare quel leggero venticello che ha appena la forza di scuotere le foglie più in cima degli alberi davanti a me.
Questi ultimi giorni di vacanze hanno regalato un insolito silenzio.
Nessun rumore artificiale.
Si sente in lontananza il canto rassicurante di qualche grillo annoiato.
Dovrebbe esserci la luna piena ad illuminare tutto, ma è coperta dallo strato di nuvole che ha deciso di interporsi nel mezzo.
Provando a volgere lo sguardo un po’ più in basso, si nota senza fatica un lampione.
Lui è sempre lì.
Alto, fiero, imperscrutabile, quasi discreto.
Sempre pronto a fare il suo lavoro.
Non lo nota mai nessuno, ma rassicura chiunque abbia la fortuna di passare sotto di lui.
Oggi invece no.
È malato.
La sua luce non è costante.
È fioca e intermittente.
Sembra voglia fare l’occhiolino ai pochi passanti, ma senza convinzione.
Lo guardo, comincio a fissarlo.
In quel momento la mente mi gioca uno strano scherzo.
Fa’ riaffiorare come un fulmine, da chissà quale cassetto nascosto, una vecchia canzone di qualche generazione indietro.
Vecchio frac di Domenico Modugno.
Mi vien da sorridere e l’ascolto.
Chissà se quell’uomo con il cilindro in mano è ancora in giro.
Ascolta
Quando sei in riva al mare, c’è un momento, non appena il sole tramonta, in cui tutto si ovatta.
Dura pochi minuti.
Se chiudi gli occhi e provi ad ascoltare, percepirai la gioia dei bambini e dei loro giochi, la spensieratezza degli amici e dei loro scherzi, gli sguardi di intesa di una giovane coppia e dei loro sorrisi.
E’ in quel preciso momento che il mare ti svuota di ogni tensione e preoccupazione, regalandoti la pace, la serenità e la tranquillità di cui si ha terribilmente bisogno.