Scendere agli inferi è facile: la porta di Dite è aperta notte e giorno; ma risalire i gradini e tornare a vedere il cielo, qui l’opera, qui la vera fatica.
Eneide
Tramonto
Toh un tramonto.
I tramonti piacciono a tutti.
Non sono come le albe, non hanno bisogno di una sveglia anticipata o di una nottataccia per essere ammirate.
Arrivano in fretta, basta aspettarle, anzi sono loro ad aspettare te.
Puoi avere qualsiasi stato d’animo.
Puoi essere triste: leggerai tristezza in quei colori.
Puoi essere felice: leggerai felicità negli stessi colori.
Ma disintossicato dagli stati d’animo ti perderai nei colori così diversi fra loro, ma uniti da una linea invisibile.
Mescolati su di una tavolozza a spirale, le linee più esterne dai toni caldi ti spingono verso il centro: posto in cui i grigi trattengono il pensiero.
Non puoi evitare – con lo sguardo – di saltare da un angolo all’altro di questa opera d’arte della natura frettolosa di autodistruggersi.
Ecco, il problema dei tramonti è la fretta.
Hanno troppa fretta di farti rimanere a bocca aperta per scomparire l’attimo successivo.
Non regalano mai il tempo di abituarsi a loro, e mentre cerchi di cogliere una sfumatura, un dettaglio, hanno già cambiato tutto o sono scomparsi.
Così sarai costretto ad attendere il tramonto del giorno dopo, ma sarà diverso, non sarà lo stesso e si prenderà gioco di te nuovamente.
Sì è proprio la fretta di mutare a rendere il tramonto magico e mai banale.
Chissà se anche gli umani avessero questo dono cosa succederebbe.