Un giorno ci incroceremo in un caffè o in metropolitana. Cercheremo di non riconoscerci o di fingere di non vederci, ci gireremo svelti dall’altra parte. Saremo imbarazzati per ciò che è diventato il nostro “noi”, per quello che ne è rimasto. Niente. due estranei uniti da un passato immaginario.
Avevi ragione: in fondo, sto cercando un compagno immaginario. Ma hai sbagliato nel dire che forse non ho bisogno di un compagno reale. È esattamente il contrario: ho bisogno di un compagno reale per il mio viaggio immaginario.
Che tu sia per me il coltello
Guardo ogni cosa bella due volte. Ho deciso così. Una volta per me e una per te.
Che tu sia per me il coltello
Pensò che non aveva mai incontrato nessuno con cui si sentiva tanto bene tacendo.
È la tua voce che mi tranquillizza. È il tuo modo di parlare, il tuo modo di chiamarmi, quel nomignolo che mi riservi. È che sei tu. E quando si tratta di te, io non lo so che mi succede. Per quanto cerchi di trattenermi, se si tratta di te io sono felice.
Non capisco come sia possibile che amare profondamente qualcuno voglia dire ferire quella persona in modo tanto crudele. Perché se così fosse, che significato avrebbe amare?
Kafka sulla spiaggia
Sei innamorato, dice. Sì. Quindi ogni giorno, ogni volta, il viso, l’immagine della ragazza che ami ti appaiono speciali e preziosi. Sì, e so di poterli perdere da un momento all’altro.
Kafka sulla spiaggia
Anche se quel giorno non ci fossimo incontrati tutto sarebbe andato nello stesso modo. Ci eravamo incontrati perché doveva succedere, e anche se non fosse stato quel giorno, prima o poi ci saremmo sicuramente incontrati da qualche parte. Naturalmente questa idea non si fondava su niente, ma era quello che sentivo.
Norwegian Wood
“Tu mi sembri un tipo che ama meditare su tutto”. “Mah, può darsi,” – dissi. “Sarà per questo che non homolto successo con gli altri, da sempre”
Che l’addio sia triste o brutto non me ne importa niente, ma quando lascio un posto mi piace saperlo, che lo sto lasciando. Se no, ti senti ancora peggio.
Il giovane Holden
Non facevamo che tenerci per mano, ad esempio. Vi sembrerà una cosa da niente, lo capisco, ma era fantastica quando la tenevate per mano. La maggior parte delle ragazze, provate a tenerle per mano, e quella maledetta mano o muore nella vostra, o loro credono di dover continuare a dimenarla tutto il tempo, come se avessero paura di annoiarvi o che so io. Jane era un’altra cosa. Andavamo in un dannato cinema o in un posto così, e subito cominciavamo a tenerci per mano, e non ci lasciavamo sino alla fine del film. E senza cambiare posizione né farne un affare di stato. Con Jane non stavi nemmeno a pensare se avevi la mano sudata o no. Sapevi soltanto che eri felice. E lo eri davvero.
Il giovane Holden
È strano. Non raccontate mai niente a nessuno. Se lo fate, poi comincia a mancarvi chiunque.
Di inverno il mare si fa guardare solo da chi lo ama davvero. Al mare dobbiamo rispetto. Silenzio. Meditazioni. Al mare dobbiamo intimità . Il mare è un altare. L’altare delle emozioni.
Con certi abbracci ci fai l’amore. Continuamente. E ti tengono inchiodato al muro dei ricordi proiettandoti nei tuoi sogni migliori. In certi abbracci ci sei. Sei tu. A casa. Tra carezze di speranza e sussurri d’emozione.
Non è vero che le parole non contano. Le parole accarezzano, graffiano, e qualche volta uccidono. Poi ci sono quelle che mancano, che fanno male per non essere mai state pronunciate.
Lui obbedì; ma l’arditezza del suo desiderio protestò contro il servilismo della sua condotta, e per una sorta d’ingenua ipocrisia si convinse che quel divieto di vederla gli conferiva una specie di diritto ad amarla.
Madame Bovary
Amava il mare solo quand’era in tempesta e il verde solo quando ricopriva le rovine. Doveva poter ricavare dalle cose una specie di profitto personale; respingeva come inutile quanto non contribuiva immediatamente a saziare la voracità del suo cuore, aveva un temperamento più sentimentale che artistico, voleva emozioni e non paesaggi.
Madame Bovary
Emma dimagrì, le sue gote si fecero pallide, il suo volto si affilò. Con quelle bande di capelli neri, quei grandi occhi, quel naso dritto, quell’andatura da uccello, sempre silenziosa, pareva attraversare l’esistenza sfiorandola appena, e portare in fronte il vago segno di una sublime predestinazione. Era così triste, così calma, così dolce e al tempo stesso così riservata che, vicino a lei, ci si sentiva presi da un fascino glaciale: come quel brivido che si prova nelle chiese tra il profumo di fiori mescolato al freddo dei marmi.
Scendere agli inferi è facile: la porta di Dite è aperta notte e giorno; ma risalire i gradini e tornare a vedere il cielo, qui l’opera, qui la vera fatica.