La mente è strana.
In casa c’è qualche grado di troppo, non ci si può addormentare così.
Apro la finestra per far entrare quel leggero venticello che ha appena la forza di scuotere le foglie più in cima degli alberi davanti a me.
Questi ultimi giorni di vacanze hanno regalato un insolito silenzio.
Nessun rumore artificiale.
Si sente in lontananza il canto rassicurante di qualche grillo annoiato.
Dovrebbe esserci la luna piena ad illuminare tutto, ma è coperta dallo strato di nuvole che ha deciso di interporsi nel mezzo.
Provando a volgere lo sguardo un po’ più in basso, si nota senza fatica un lampione.
Lui è sempre lì.
Alto, fiero, imperscrutabile, quasi discreto.
Sempre pronto a fare il suo lavoro.
Non lo nota mai nessuno, ma rassicura chiunque abbia la fortuna di passare sotto di lui.
Oggi invece no.
È malato.
La sua luce non è costante.
È fioca e intermittente.
Sembra voglia fare l’occhiolino ai pochi passanti, ma senza convinzione.
Lo guardo, comincio a fissarlo.
In quel momento la mente mi gioca uno strano scherzo.
Fa’ riaffiorare come un fulmine, da chissà quale cassetto nascosto, una vecchia canzone di qualche generazione indietro.
Vecchio frac di Domenico Modugno.
Mi vien da sorridere e l’ascolto.
Chissà se quell’uomo con il cilindro in mano è ancora in giro.
Ascolta
Quando sei in riva al mare, c’è un momento, non appena il sole tramonta, in cui tutto si ovatta.
Dura pochi minuti.
Se chiudi gli occhi e provi ad ascoltare, percepirai la gioia dei bambini e dei loro giochi, la spensieratezza degli amici e dei loro scherzi, gli sguardi di intesa di una giovane coppia e dei loro sorrisi.
E’ in quel preciso momento che il mare ti svuota di ogni tensione e preoccupazione, regalandoti la pace, la serenità e la tranquillità di cui si ha terribilmente bisogno.