Dormire, l’atto quasi più naturale del mondo, si è trasformato in una sfida degna della guerra del Peloponneso.
Il continuo esplorare ogni possibile angolo del letto, nel tentativo di scoprire chissà quali terre, emerse nella brevissima notte precedente, non ha sortito nessun esito.
La piccola macchina del caffè, tanto giovane da offrire oro nero di pessimo gusto, ha avuto il buon senso di non commentare ciò che aveva davanti.
I silenzi del mancato mattino, sono interrotti dall’avvio di tante giornate che stentano, loro malgrado, a partire.
Nevica.
Il freddo ha avvolto tutto ciò possa essere capitato, anche solo per caso, sotto la sua mano.
Una distesa di ghiaccio bianco, fa da regia ad un film comico strabordante di goffi movimenti innaturali.
Il cambio di programma improvviso, mette a dura prova la ritualità dei momenti scanditi da una normalità ormai venuta meno.
È come guidare su una strada piena di curve, tentando di andare sempre dritto.
Puoi mentire a te stesso.
Puoi tentare di ignorare tutte quelle curve, ma prima o poi dovrai cedere e seguire la direzione scelta da qualcun altro, da chi in precedenza ha deciso che in quel determinato punto ci debba essere una svolta, un tornante, un tunnel.
Procedi a tentoni tra lo scandire del tempo che cinico, si beffa di te.
Rallenta arbitrariamente il suo corso, nel momento in cui tutto precipita, per riprendere beffardo a correre quando vorresti goderti quel microscopico momento di vittoria.
Speri sia solo il breve ossimoro della più bella giornata della tua vita.
Non oggi.
Forse domani.
Oggi ci sono ancora tanti piccoli gesti sbagliati da compiere.
Oggi ci sono ancora tante piccole cose sbagliate da dire.
Oggi ci sono ancora tanti piccoli errori da commettere.
In fondo il buongiorno si vede dal mattino.
No?
Io o tu?
Domenica pomeriggio.
È inverno, fa freddo.
Il freddo, oltre a rallentarne i movimenti, rallenta anche i pensieri, le idee, le voglie.
Smaltita l’euforia del sabato sera, si decide di trascorrere questo tempo (che ci traghetta dall’ora del riposo all’ora degli impegni lavorativi) all’interno del guscio protettivo di casa.
Anche io ho preso questa decisione.
Annoiarsi, a volte, è l’unico modo per riposare davvero.
Il sole è quasi tramontato.
Dalle finestre fa capolino un meraviglioso caleidoscopio di riflessi colorati.
Gli ultimi raggi della giornata, infranti sulle piccole nuvole sparse senza alcun senso nel cielo, regalano uno dei tanti dipinti offerti incondizionatamente dalla natura.
Tutto all’apparenza sembra perfetto, quando una telefonata rompe l’idillio.
“Michi, ho bisogno di parlare, vieni.”
Non una domanda, lo raggiungo.
Arrivato, lo vedo seduto nell’ultimo tavolo a sinistra di questa piccola sala circondata da grandi vetrate.
I divanetti in pelle, verde scuro, vuoti, lo isolano dai pochi avventori presenti.
Le luci calde sulle pareti, colorano l’ambiente con un insolito maquillage vintage.
In mano un bicchiere, vino, rosso.
Il viso triste, cupo, assorto.
Gli occhi bassi, a fissare il liquido innanzi a lui, tradiscono i suoi pensieri nascosti.
Mi siedo di fronte, lo fisso.
Un fiume in piena mi travolge.
Una valanga disordinata di parole, scaccia violentemente i miei pensieri frivoli del momento.
Il racconto, procedendo a briglia sciolta, mi permette di comprendere l’accaduto, ma soprattutto mi permette di comprendere cosa lo tormenta.
Una frase su tutte lo riassume.
Per cercare di non mentire, ha deluso nuovamente una persona importante.
Ecco, tutto ruota intorno a questo.
Un duopolio in cui tutti ci siamo trovati almeno una volta.
Mentire o deludere?
Scegliere il bene interiore proprio o quello dell’altro?
Perché alla fine la scelta ricade sempre sulla stessa domanda.
Decidere chi è più importante in quel momento:
io o tu?