La fortuna di passare qualche giorno di vacanza nel paesino di una vita fa è anche quella di ritrovare tutto come lo si è lasciato.
I visi della gente hanno la stessa espressione: rilassato.
Gli anziani poggiati su di un pezzo di marmo duro, – rigorosamente all’ombra – si proteggono dal caldo, ma in realtà sono agenti segreti mentre raccolgono informazioni – top secret – sulla popolazione.
I ragazzini giocano al centro di piccole stradine noncuranti dei mezzi di trasporto occupati a schivarli.
Una comunità ferma al tempo in cui anch’io facevo parte di questi rituali fuori da ogni comprensibile logica moderna.
Persino le buche nell’asfalto sono sempre le stesse, non cambiano, non evolvono, non vengono riparate, sono le pietre miliari di questo angolo di mondo.
“Ci vediamo alla quarta buca della strada di campagna tal dei tali, altrimenti non riesco a trovarti.”
È davvero strano anche correre in questi luoghi, così come è strano avere in mente una mappa visiva disegnata lustri addietro e ancora attuale.
Allo stesso modo è strano, rivedere e schivare animaletti come delle farfalle.
Piccoli insetti scomparsi dalle grandi città in cui la compressione del tempo – la fretta – È l’unico animale in grado di incontrare – o meglio – con il quale scontrarsi.
È stata una sorpresa rivedere una prima farfalla bianca, piccola e indifesa svolazzare sui fiori di piccole erbacce.
Ma è stato ancora più sorprendente vedere queste grandi farfalle dai colori giallo e nero, – insetti per me ormai estinti – giocare a rincorrersi fra di loro.
Meraviglia della natura.
Sono queste piccole riscoperte quelle capaci di farti urlare nella testa: “Nonostante tutto: la bellezza è ancora possibile trovarla, riscoprirla, goderne.”