Svuotato nel corpo,
privato dell’anima
si accascia al suolo
per divenire ciò
che non potrà mai essere.
Non diverrà terra,
non rimarrà uomo.
Non viaggerà tra i ricordi,
di chi,
dimenticandolo,
ha lasciato
che rimanesse
nessuno.
Michele Proto
Dall’interno della stanza, appena illuminata dai pochi raggi di sole rimasti, ammira, seduta sulla vecchia poltrona, le ombre dei rami spogli, riflessi sulla terra riscaldata dall’ultima giornata autunnale.
La mente, libera, danza sulle punte accompagnata dalle note librate in aria – suonate dal pianoforte dei ricordi. –
Il corpo, prigioniero di se stesso, guarda l’anima fuggita oltre il vetro.
Siede sul davanzale, con le braccia attorno alle gambe.
Attende.
Un altro giorno è passato.
Un altro tramonto sta per lasciare il posto ad una nuova oscurità .
Un altro pezzo di speranza ha abbandonato il tavolo, apparecchiato per due, rimasto anche oggi vuoto.
Questo racconto è stato analizzato dalla scrittrice Maggie van der Toorn che lo ha valutato così: